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Proponiamo l’intervista rilasciata da Giuseppe Negro, presidente di ASCLA, sull’inserto Libero Lavoro del 5 ottobre 2018

«Dobbiamo puntare sull’orientamento»

di Anna Pezzini

I servizi per il lavoro devono facilitare il dialogo fra le imprese e offrire alle persone non solo percorsi di formazione, ma anche di orientamento: Giuseppe Negro, presidente di Ascla (Associazione scuole e lavoro), ente di formazione ed orientamento professionale che opera in Puglia, sottolinea quali sono gli aspetti su cui investire per migliorare le politiche attive. Iniziando proprio dalla Puglia, che è stata una delle ultime Regioni a dotarsi di un sistema di accreditamento ai servizi per il lavoro. Anche per la Garanzia Giovani è ricorsa a un modello di partenariato-attraverso le Ati, Associazioni temporanee d’imprese o le Ats, Associazioni temporanee di scopo con più operatori.

Questo, secondo lei, ha rallentato l’avvio di percorsi di politica attiva efficaci nella sua regione?
«Non solo la costituzione, ma anche la gestione di raggruppamenti di operatori per l’attuazione di Garanzia Giovani ha certamente reso più laborioso il processo di erogazione dei servizi. La creazione di un’offerta di servizi integrati, attraverso lo strumento delle Ati, non ha rappresentato, però, di per sé, una grave criticità, ove tutte le persone coinvolte hanno concretamente condiviso i vari processi e percorsi. Quando invece è mancata quella cooperazione i problemi non sono mancati. Più in generale, la partenza rallentata dei processi di politica attiva è dovuta alle complesse procedure da seguire per la loro attivazione. La macchina burocratica è lenta, mentre le imprese che cercano personale chiedono risposte veloci».

Dal rapporto curato da Noviter emerge che gli investimenti nelle politiche attive per il lavoro non sono mancati, si parla di oltre 93 milioni, dove sono allora le criticità?
«Credo che negli ultimi tempi si sia fatto un notevole passo avanti nei processi di inclusione al lavoro, sia a livello di definizione della strategia su scala nazionale sia nell’attuazione al livello regionale. Restano però delle criticità perché c’è ancora un divario fra le misure adottate sul territorio per favorire l’occupazione e la reale domanda di lavoro. Bisognerebbe puntare di più sul finanziamento di percorsi legati all’orientamento e all’accompagnamento: quelle misure devono essere integrate rispetto a quelle di pura formazione, non parallele o alternative. Proprio per facilitare l’incontro fra domanda e offerta».

Cosa si aspettano le imprese dalla rete dei servizi per il lavoro?
«Il mercato del lavoro è diventato molto esigente. La presenza nel territorio di competitor nazionali e internazionali obbliga ad adottare moderni modelli di intervento e di risposta ai fabbisogni della clientela. Le imprese in tutto ciò hanno bisogno di essere sostenute innanzitutto attraverso una rete di rapporti con altre aziende che permettano loro di accedere ad esempi virtuosi di soluzione dei problemi per replicarli».

Si può migliorare il sistema?
«I servizi al lavoro dovrebbero cogliere le nuove tendenze professionali ed occupazionali, affinché tutta la filiera dell’accompagnamento al lavoro possa proficuamente operare a vantaggio del sistema. Ma ciò che conta veramente è un dialogo costante e continuativo tra i diversi attori del sistema, senza perdere di vista che le politiche e i servizi devono servire le persone e non dei generici utenti».

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